L'EUROPA CHE VORREI
di Franco Arminio
L'Europa che vorrei è una comunità che si prende cura delle sue donne e dei
suoi uomini.
L'Europa che vorrei non ha confini, non ha campi di accoglienza, non ha
permessi di soggiorno, non ha barriere, non espelle, non rispedisce a
casa i profughi, non li abbandona a morire in mare, non presidia le coste, non spende enormi quantità di denaro per difendersi da nemici che non esistono più.
L'Europa che vorrei si apre sul Mediterraneo come sempre è stato, lo
guarda come una porta sul mondo e non come una proprietà da gestire.
L'Europa che vorrei è attenta ai suoi giovani, al loro futuro e investe
nella loro istruzione, nella formazione, gli permette di spostarsi
davvero, di studiare in Italia e di lavorare in Francia, in Germania
senza che si sentano fuori posto, lontani da casa. Li fa sentire parte
di una società che non valuta le persone per il loro conto in banca, per
la casa che possiedono, per il quartiere in cui abitano, per quanto
guadagnano.
L'Europa che vorrei è un posto nel quale la
cultura, e la cultura umanistica in particolare, è fondamentale, un
posto in cui la storia, l'arte, la creatività contano quanto la
tecnologia e l'industria. É un luogo che non distingue tra aree depresse
ed aree sviluppate perché ha una nuova idea di sviluppo che non è solo
economia, non è solo sfruttamento, non è solo PIL, ma qualità della
vita, solidarietà, unione vera e forte e convinta.
L'Europa che vorrei sa che la terra vale quanto le fabbriche e la tutela, la protegge dagli scempi.
L'Europa che vorrei mette insieme la scienza e la filosofia e ne fa una
sua forza, non ha nostalgia del passato ma lo considera un bene
imprescindibile e annulla così il debito pubblico della Grecia perché
solo in Grecia c'è un luogo come l'Acropoli, perché ogni singolo
frammento di questo territorio che chiamiamo Europa è unico,
irripetibile, inestimabile.
L'Europa che vorrei rifiuta il
cinismo freddo meccanico e disumano della finanza, della speculazione,
del profitto, dello spread, dei numeri, si oppone a questo modello ormai
vecchio e ammuffito. Lotta tutta insieme perché tutti abbiano una vita
migliore, perché siano felici, perché crescano di numero, anche aprendo
le frontiere, collaborando, mescolandosi con altre culture, imparando da
esse.
L'Europa che vorrei ha dimenticato le crociate e le
persecuzioni e le guerre e i trattati di pace sempre infranti, non vuol
più sentire parlare di questioni nazionali, di separatismi, di patria e
di identità. É un luogo nel quale le regole esistono ma sono regole
giuste, condivise. É un luogo di bellezza. Un luogo che offre un esempio
nuovo di vivere insieme, una rivoluzionaria e sorridente frontiera per
il viver comune, per l'umanità. Uno schiaffo al sistema dell'utile e del
commercio di beni e persone, uno schiaffo fastidioso e pungente, ma ora
più che mai necessario.
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